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Autore: admin1534

Da Leynì a Leini: storia curiosa di politica, burocrazia e toponimi.

Vi raccontiamo una storia. Quella del nome della nostra cittadina. Per la genesi del toponimo nei secoli passati, e per cenni storici approfonditi, rimandiamo al link sottostante, ci occuperemo invece di ciò che incuriosisce maggiormente, ossia, il passaggio nell’arco di poche decine di anni, dalla grafia “Leynì” ad un più piano e meno aulico “Leini”.

Tutto parte, come da consuetudine del periodo, da un Regio Decreto del 1939 il quale, su proposta del Governo Mussolini, italianizza il termine eliminando la “y” e l’accento finale.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, si verifica un ritorno di fiamma del vecchio toponimo, rintuzzato, però, dalla consuetudine popolare che, preso il sopravvento, rende salomonicamente il nome: Leinì. Sacrificando quindi la ypsilon e salvando l’accento finale.

Un ultimo colpo di scena avviene con una delibera del Ministero dell’Interno del 2009, che riporta in auge il vecchio toponimo Regio, rimescolando per l’ennesima volta le carte in tavola e togliendo l’accento finale, che si era conquistato a fatica un posto nel cuore dei leinicesi.

L’Amministrazione allora in carica, non può che prendere atto, per senso di responsabilità, del fatto che il Ministero dell’Interno, a livello ufficiale, seppellisca ogni convenzione d’uso dei cittadini e decida in autonomia. Quindi, accetta la delibera – l’unico modo per opporsi sarebbe stato un referendum, con costi elevati per i cittadini – ed a tutt’oggi, carta intestata, documenti ufficiali e personali, recano il nome Leini. Senza ypsilon. Senza accento.

Ma tutti, indistintamente, continuano a chiamare questa cittadina “Leinì”, a riprova che la burocrazia può imporre i suoi dettami, ma gli usi ed i costumi della popolazione si difendono a spada tratta.

Un’analisi e tre punti di partenza per una Leinì più viva

Leinì ha, ne siamo convinti, enormi potenzialità.

Lavorare per sfruttarle è, o dovrebbe essere, compito dell’Amministrazione.

A oggi, ciò non sta accadendo. Stiamo anzi riscontrando un’involuzione netta.

Non sarebbe corretto affermare che non ci sia alcun tipo di proposta aggregativa; riscontriamo tuttavia in questo senso uno sforzo inferiore a quanto sarebbe auspicabile e comunque richiesto dalla cittadinanza.

Leinì si sta lentamente trasformando in una città dormitorio, in un paese satellite di Torino.

Una situazione che deve fungere da stimolo.

L’assenza di una Pro Loco, le scarse proposte e la diffusa sensazione di una realtà poco dinamica stanno facendo slittare pericolosamente la percezione comune verso un sentimento di abbandono.

I leinicesi escono meno di casa e ciò si ripercuote, come diretta conseguenza, sulla sicurezza.

Non vediamo sufficienti progettualità e coordinamento. Noi vogliamo impegnarci attivamente nella costruzione di una Leinì più dinamica.

Ricostituire la Pro Loco, garantire continuità nel proporre eventi di qualità, valorizzare la nostra comunità con iniziative mirate: i nostri tre punti di partenza per rendere Leinì una città più viva, dinamica e sicura.

Questione società di calcio a Leinì: gestione improvvisata, Amministrazione non all’altezza

Siamo a metà ottobre e la situazione del calcio a Leinì, con tutti i campionati iniziati da oltre un mese, continua a essere un vero e proprio marasma: tre società calcistiche, un impianto e una serie infinita di decisioni rinviate, mai prese, delegate o semplicemente sbagliate che costringe le compagini a giocare in trasferta e causa innumerevoli disagi agli atleti e alle famiglie coinvolte sono i numeri della questione. Inoltre, l’individuazione di un soggetto terzo per la valutazione dei costi di gestione rende imprevedibili (attualmente sconosciuti) e potenzialmente proibitivi per le Società l’ammontare di questi ultimi, anche alla luce dell’individuazione di una presunta quanto aleatoria vocazione commerciale degli impianti.

Lo scorso febbraio le Minoranze avevano presentato una mozione, approvata in Consiglio Comunale, per consegnare all’attuale Amministrazione il compito di mediare tra le diverse squadre e affrontare con raziocinio la questione dell’utilizzo dei campi sportivi in funzione delle varie necessità. Di rendersi, in altri termini, soggetto attivo e non spettatore passivo di una situazione paradossale.

Siamo sconcertati per il fatto che – a oggi, 16 ottobre 2018 – la situazione sia irrisolta. È gravissimo che anzi si sia in prima battuta cercato di addossare colpe alle squadre, “colpevoli” di essersi scisse, come se questo rappresentasse un punto a sfavore e non una normale dinamica societaria, per poi concludere con l’individuazione di un soggetto terzo (la Figc) e scaricare su di esso i problemi, abdicando di fatto alla propria funzione e implicitamente riconoscendo la propria impotenza di fronte al problema.

È già tardi: pretendiamo dunque una pronta soluzione, che sia frutto di accordi condivisi e non di decisioni unilaterali.

L’Amministrazione ritiene ancora, come noi, che le società calcistiche rappresentino un valore per Leinì?